Rivincite - Ep 8 - Quando l’unione conta più del risultato: Alessandra e Marta, unite dal volley
Centomila adolescenti lasciano lo sport in Italia. Realtà come la PalaDonBosco Volley di Genova cercano di trattenerli puntando su inclusione e capacità di fare gruppoAlberto Gottardo e Francesca Sironi / CorriereTv
Prima: sudore, risate, divertimento. Dopo: litigi, ramanzine, fatica. Fra i 14 e i 18 anni la pratica sportiva in Italia crolla di 20 punti percentuali. Si tratta di centomila adolescenti attivi in meno nel mezzo di un'età nella quale l'attività fisica e lo stare in gruppo hanno, o meglio, avrebbero un impatto cruciale sulla crescita. È l'abbandono sportivo, un problema sempre più urgente per i ragazzi e le ragazze. La dimensione del fenomeno arriva dai dati Istat ed è al centro di una ricerca pubblicata nel 2024 e realizzata dal Csi, il Centro Sportivo Italiano, insieme all'Unione sportiva delle Acli. Intervistando un campione di oltre settemila minori tra gli 8 e i 13 anni, lo studio prova ad analizzare le cause di questo addio e a proporre strategie per rispondere, partendo dall'impegno per rimuovere ostacoli che impediscono a molte famiglie proprio di iscrivere semplicemente i figli ad un corso: il costo troppo alto e la mancanza di strutture sportive adeguate vicine a casa.
Perché lasciano, quindi, gli adolescenti? Per pigrizia? Per svogliatezza? No. Per ragioni spesso legate ad una gestione non adeguata delle associazioni, dimostra la ricerca del Csi. Il 30 per cento del campione ha risposto infatti di aver lasciato «perché non si sentiva portato». Il 28 per cento perché gli orari erano diventati incompatibili con gli impegni scolastici. Il 16 per cento per problemi con gli allenatori. Il 15 per conflitti con i compagni di squadra. Tutte ragioni che una gestione inclusiva delle attività potrebbe e dovrebbe superare, come ha spiegato Michele Marchetti, responsabile nazionale Welfare del Csi, durante un incontro organizzato con il Master Maspes dell'Università di Milano Bicocca, che ha intrecciato i temi della docu-serie Rivincite.
«Lo sport è agonismo, la competizione è fondamentale», riflette Marchetti: «Ma questo non deve significare escludere. Significa saper orientare ciascuno, trovare i talenti personali». Bisogna saperlo fare. «Per questo serve formazione», continua Marchetti: «Io non posso vedere, ad esempio, quegli allenatori che fanno discorsi da 40 minuti a bambini seduti in mezzo al campo a raffreddarsi durante un allenamento... le prove devono essere movimento, possibilità di divertirsi, di imparare a collaborare». Saper includere, oggi, significa saper anche restare a galla, per le società sportive. Con il declino demografico, chi non trattiene i propri giovani perde una scommessa per il futuro. Ed è la scommessa che sta vincendo SportAndGo, pilastro dell'associazionismo nel quartiere Sampierdarena di Genova, dove gestisce gli spazi di un immenso oratorio dove è impossibile trovare uno spalto libero fra calcio, pallavolo, basket, e sport di ogni invenzione.
SportAndGo ha fatto dell'inclusione la propria cifra, come dimostra tra le molte iniziative il progetto "Sport Enjoy", finanziato dal Fondo sociale Europeo per la Liguria, per promuovere formazione e mediazione sociale, e attivare laboratori di nuove discipline come il Baskin. È con SportAndGo che si gioca anche la campagna del PalaDonBosco Volley: una squadra di pallavolo che coinvolge ragazze dai 17 ai 38 anni con un approccio partecipativo, capace di attrarre atlete che abitano a 40, 50 minuti di distanza, che hanno scelto questa squadra per l'intesa e la capacità di fare gruppo, dopo esperienze di esclusione in società dove la competizione era eccessiva e la dirigenza lontana dalle ragazze. È la storia che raccontano Alessandra e Marta nell'ottavo episodio di Rivincite.
'Rivincite' è la docu serie che racconta lo sport come strumento di inclusione: otto puntate settimanali, prodotte da Somewhere Studio e realizzate con il sostegno dell'Unione Europea. Il suo contenuto è esclusiva responsabilità di Somewhere Studio e non riflette necessariamente le opinioni dell'Unione Europea. Somewhere Studio garantisce l'indipendenza, il rigore e la completa autonomia nella scelta e nel trattamento degli argomenti.
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