SEGUI I SOLDI: CHI STA DECIDENDO I BUONI E I CATTIVI? | Con Alessandro Meluzzi - [Repost]
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Immaginate un mondo raccontato come una favola: da una parte i “buoni”, dall’altra i “cattivi”. Ma cosa succede quando la realtà è molto più complessa delle storie che ci vengono narrate ogni giorno? E se le etichette di “stato canaglia” e “paladino della democrazia” fossero solo maschere, utili a chi detiene il microfono globale, ma incapaci di restituire la verità dei fatti?
La rappresentazione mediatica di paesi come Russia e Iran è spesso ridotta a una caricatura: regimi oscuri, minacce globali, nemici della libertà. L’Occidente, invece, viene dipinto come il custode dei valori universali, il difensore dei diritti umani, la parte “buona” del mondo. Questa narrazione, però, ignora le sfumature e alimenta una visione manichea che non aiuta a comprendere la complessità delle relazioni internazionali. I media mainstream, spesso guidati da interessi politici ed economici, tendono a demonizzare Stati come Russia e Iran, presentandoli come “stati canaglia” o “nemici” da isolare e combattere. Eventi come la guerra in Ucraina o le proteste in Iran vengono raccontati in modo funzionale a questa narrazione, trascurando le responsabilità e le contraddizioni dell’Occidente.
L’Occidente mostra una “empatia selettiva”, indignandosi per le violazioni dei diritti umani commesse dai suoi avversari, ma minimizzando o giustificando quelle perpetrate dai propri alleati o da sé stesso. Il caso di Gaza, ad esempio, evidenzia come la sofferenza delle vittime sia spesso filtrata attraverso una lente di convenienza politica. Le guerre moderne sono combattute anche sui media, dove la realtà viene spesso sacrificata in favore di una narrazione spettacolarizzata e funzionale a creare consenso. Le immagini e le storie che ci vengono proposte sono selezionate e manipolate per rafforzare la percezione di un Occidente “giusto” e di un nemico “malvagio”.
Propaganda e non solo
Ridurre Russia e Iran a semplici “stati canaglia” significa ignorare la loro storia, la complessità delle loro società e le ragioni delle loro scelte geopolitiche. Questi paesi, spesso accusati di essere minacce per l’ordine mondiale, sono anche attori che cercano di difendere la propria sovranità e di costruire alleanze alternative in un sistema internazionale dominato dall’unilateralismo occidentale. Russia e Iran, insieme ad altri attori come la Cina, promuovono una visione multipolare del mondo, in cui ogni nazione ha il diritto di perseguire i propri interessi senza ingerenze esterne. Questa posizione è spesso presentata dai media occidentali come una minaccia, ma rappresenta una risposta all’egemonia e alle crisi generate dalle potenze atlantiche negli ultimi decenni. In Medio Oriente, la narrazione occidentale tende a ignorare il ruolo destabilizzante avuto dagli Stati Uniti e dai loro alleati in paesi come Iraq, Libia, Afghanistan e Siria, preferendo puntare il dito contro Iran e Russia per ogni crisi o instabilità.
L’auto-rappresentazione dell’Occidente come “parte buona” del mondo è una costruzione mediatica che non regge alla prova dei fatti. Le guerre preventive, le ingerenze, le violazioni dei diritti umani e le crisi umanitarie causate o aggravate dalle potenze occidentali sono spesso minimizzate o giustificate nei media mainstream. La civiltà occidentale si fonda più sull’ipocrisia che sulla democrazia, con una narrazione che disumanizza le vittime “nemiche” e assolve le proprie responsabilità. La spettacolarizzazione della guerra e la manipolazione delle informazioni servono a costruire consenso interno e a giustificare politiche aggressive, presentate come necessarie per difendere la libertà e la sicurezza globale.
Contestare la rappresentazione mediatica di Russia e Iran come “stati canaglia” e la macchiettizzazione dell’Occidente come “parte buona” del mondo non significa negare le responsabilità o le colpe di questi paesi, ma rivendicare il diritto a una narrazione più onesta, complessa e plurale. Solo così potremo davvero comprendere il mondo in cui viviamo e costruire un futuro meno dominato da pregiudizi e semplificazioni.
Chi decide questa narrazione? Nel video l'interpretazione dello psichiatra Alessandro Meluzzi, che ci diede una lettura chiara su questo.
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