"SUL TRATTATO OMS E IL NUOVO FARMACO mRNA GIUGNO SARÀ DECISIVO" | Con Frajese, Contri, Pastorelli

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#Giugno si preannuncia come un mese spartiacque per la salute pubblica globale, tra promesse di rivoluzioni terapeutiche e nuove regole internazionali che potrebbero ridefinire il concetto stesso di sovranità sanitaria. Due appuntamenti, apparentemente distanti, scandiscono il calendario: il debutto commerciale del primo farmaco mRNA autoreplicante il 9 giugno e la discussione finale sul trattato pandemico dell’OMS il 19 giugno. Sotto la superficie di innovazione e cooperazione, si celano interrogativi che meritano un’attenzione più vigile di quanto il dibattito pubblico sembri concedere.

Il nuovo #farmaco mRNA

Il 9 giugno segna l’arrivo sul mercato europeo di Kostaive, il primo farmaco a mRNA autoreplicante. Presentato come la nuova frontiera della biotecnologia, promette una risposta immunitaria più robusta e duratura rispetto ai vaccini tradizionali, grazie alla capacità delle sue molecole di replicarsi autonomamente all’interno delle cellule. L’approvazione dell’Agenzia Europea per i Medicinali si è basata su dati clinici promettenti, ma non mancano voci critiche.
La Commissione Medico-Scientifica indipendente (CMSi) ha chiesto una moratoria immediata, sottolineando la mancanza di studi indipendenti sugli effetti a lungo termine e il rischio, ancora poco esplorato, di una trasmissione incontrollata del materiale genetico non solo tra esseri umani, ma potenzialmente anche verso altre specie viventi. Il dottor Giovanni Frajese, endocrinologo, mette in guardia dal rischio di “procedere alla cieca”, con una medicina che sembra puntare tutto su una tecnologia ancora poco compresa nei suoi effetti sistemici. La velocità con cui si è arrivati all’approvazione ricorda troppo da vicino le logiche emergenziali della pandemia, quando il principio di precauzione è stato spesso sacrificato sull’altare dell’urgenza.

Il trattato pandemico OMS: cooperazione o cessione di sovranità?

Il 19 giugno, a Ginevra, si terrà il nuovo round di discussione sul trattato pandemico dell’OMS, già approvato in via preliminare ma ancora oggetto di aspre negoziazioni. L’accordo, giuridicamente vincolante, nasce con l’intento di evitare gli errori commessi durante la risposta globale al Covid-19, promettendo maggiore equità nell’accesso a vaccini e cure, una rete globale di forniture sanitarie e nuovi meccanismi di condivisione dei dati e dei benefici. Tuttavia, non sono pochi i Paesi – Italia compresa – che hanno scelto l’astensione, rivendicando la centralità della sovranità nazionale nelle politiche sanitarie.
Il testo, pur riaffermando formalmente il rispetto delle competenze degli Stati, apre la strada a una governance sanitaria globale che potrebbe, in futuro, limitare la libertà decisionale dei singoli governi in nome dell’efficienza e della solidarietà internazionale. La creazione di un sistema di accesso e condivisione dei patogeni (PABS) e la destinazione obbligatoria di una quota di vaccini ai Paesi in via di sviluppo sono misure che, se da un lato rispondono a un’esigenza di giustizia globale, dall’altro pongono interrogativi concreti sulla capacità di tutelare gli interessi nazionali in situazioni di crisi.

Un bivio storico

In un mese che si annuncia decisivo, la sensazione è che la corsa all’innovazione e la spinta verso una governance sanitaria globale rischino di procedere senza un adeguato dibattito pubblico e senza le necessarie garanzie di trasparenza e controllo indipendente. La storia recente insegna che l’entusiasmo per la scienza e la cooperazione internazionale non può mai sostituire il rigore del metodo e il rispetto dei principi democratici.
Giugno sarà davvero decisivo, ma più che mai servirà uno sguardo critico, capace di distinguere tra progresso e azzardo, tra solidarietà e cessione di sovranità. La salute pubblica non può essere affidata né all’ottimismo cieco né alle logiche emergenziali: richiede prudenza, trasparenza e un confronto aperto che, finora, sembra essere rimasto troppo ai margini del dibattito.

Nel video il commento con Giovanni Frajese, Alberto Contri e Martina Pastorelli.

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